Tullio Ferro
Biografia
A 93 anni, nel novembre del 2022, si è spento Tullio Ferro, decano dei giornalisti bresciani. Artista poliedrico, negli ultimi anni è stato particolarmente vicino alla nostra associazione.
Tullio Ferro (1929-2022), polesano, ha vissuto sul Garda dal 1960 fino alla sua recente scomparsa. È stato artista poliedrico: scrittore, poeta, pittore, scultore; ha “consumato scarpe”, ci teneva a precisare, alla scoperta di luoghi, archivi, monti, corsi d’acqua, storie e miti del Garda. Il risultato delle ricerche è custodito in un patrimonio di più di 30 libri tradotti in più lingue. Giornalista dal 1967 l’Ordine dei Giornalisti lo ha insignito della medaglia per i 50 di carriera. Nel 1983 ha progettato e realizzato il Premio letterario SIRMIONE CATULLO. Sceneggiatore nel Delta del Po e cronista televisivo per 27 anni sul Garda. Dell’opera di Tullio Ferro tra gli altri hanno scritto Diego Valeri, Andrea Zanzotto, Mario Rigoni Stern, Jean Tardieu, Peter Pennington, G. Antonio Cibotto, Negli anni ‘50 iniziò la sua carriera artistica con lo pseudonimo TUFERRO. Tenne numerose mostre personali di pittura in Italia e all’estero, invitato all’Arts Expo Internazionale A Geneve, al Free World International Academy, Michigan USA, al Parco dei Principi di Roma, a Monaco di Baviera, a Bilbao e a Parigi. Cominciò a dipingere da giovanissimo e si formò come autodidatta. Il mondo ispiratore è stato il Delta del Po, gli spazi enormi, i silenzi, quell’atmosfera di un mondo allora sconosciuto, senza strade, un mondo di pescatori, di biciclette, di donne sofferenti. La sua formazione veniva dal mondo veneziano, quando al Pedrocchi a Padova seguiva Palazzeschi, Valeri, Rebellato. Lì abbracciò la poesia assieme alla pittura. Poi venne il Garda e la tavolozza si rafforzò nella tonalità. Massimo Tedeschi, presidente di AAB, ha scritto recentemente: “Sul Benàco è avvenuta una trasmutazione quasi alchemica. È come se i venti del lago avessero fatto irruzione sulle tele di Ferro diradandone le nebbie, smaltandone i colori, irrorando la tavolozza di quel blu cobalto che il lago regala nelle sue giornate più radiose”.
Pittore della realtà visionaria, come lo definì lo scrittore Massimo Grillandi, pittore che dipinge in modo aperto, perché ha un’emozione dentro da infilare tra colore e tela come dirà poi Nantas Salvalaggio, fondatore e direttore di Panorama.
Dai primi anni 2000 si è dedicato alla scultura: le sue opere sono i FAUNI e le TAVINE, le ninfe del lago, signore delle acque che hanno il potere di incantare pescatori e naviganti, poeti e cantori. Protagoniste del poema didascalico in latino De hortorum cultura del poeta salodiano del ‘500 Giuseppe Milio Voltolina e narrate dal Grattarolo nella sua Historia della Riviera di Salò del 1599. Molti le hanno solo immaginate, TUFERRO le ha rappresentate e proposte al pubblico nelle mostre del 2013, 2016 e 2019 alla Galleria Bosio di Desenzano e a Brescia all’AAB nel 2019.
Le ultime grandi esposizioni nel 2022, poco prima della scomparsa, al Castello di Desenzano e in AAB, rappresentano la sua più significativa eredità.
Nel 2018 Tullio Ferro ha anche ideato la simbologia per il Garda realizzando il dio Benàco – nume protettore del lago e protagonista delle sue origini e della sua storia – scultura in legno della quale è stata poi realizzata la fusione in bronzo, argento e dorata in esemplari limitati. La Comunità del Garda ha adottato la scultura quale simbologia ufficiale per il Lago di Garda. Lo storico prof. Francesco Perfetti ha scritto: “La capacità visionaria – che emerge in tutta la sua forza nelle tele, nei cartoni e nelle tavolette dipinte – ha trovato in queste sculture lignee e nel loro universo mitologico un’altra e davvero unica modalità di realizzazione espressiva. Una modalità che conferma come Tullio Ferro sia un artista autentico”