La mostra viene inaugurata sabato 22 aprile 2023 alle ore 18 nella sede dell’AAB vicolo delle stelle, 4 Brescia e resta aperta fino al 10 maggio 2023 (dal martedì alla domenica ore 16 – 19.30).
Giuseppe Gallizioli (Brescia 1935) è tra i maestri della pittura che attraversa da protagonista la seconda parte del ‘900 e i primi decenni del 2000.
La bibliografia sulla sua opera è estesa, ad esempio è del 1976 la monografia con testi di Elvira Cassa Salvi e di Edouard Jaguer, del 1994 quella curata da Pasquale Maffeo; dal 1978 la sua produzione è segnalata in quasi tutti i repertori e annuari della pittura italiana e oltralpe. A partire dal 1960 sono innumerevoli le sue mostre personali in Italia e all’estero, di lui hanno scritto i critici più importanti.
Ha dato un contributo importante all’Associazione Artisti Bresciani di cui è tuttora vice presidente e docente di acquerello. Per l’AAB questa mostra è motivo di grande orgoglio per rendere omaggio a un artista riconosciuto per bravura e autorevolezza, legato al territorio e nel contempo aperto e attento a tendenze ed esperienze di respiro europeo. Le opere esposte in questa mostra, tranne il quadro Alla luce del giorno del 2004, sono state realizzate nel 2023, segno di una vitalità che il maestro Gallizioli mantiene fresca, operosa, intatta da quando, in pantaloni corti, iniziava a frequentare la scuola d’arte dell’AAB. Quadri di maestria formale, di tecnica raffinata, che racchiudono un animo nobile, generoso, sempre giovane, quello di Beppe che con le sue opere ci parla, ci emoziona, ci stupisce.
In fondo I giardini celesti sono un po’ anche il giardino della casa in Costalunga che Beppe da sempre cura con passione e bravura e di stagione in stagione rifiorisce ordinato e meraviglioso, colorato e incantevole. È il posto dove ogni anno porta a concludere il corso i suoi allievi di acquerello.
Nel catalogo della mostra Massimo Tedeschi, presidente dell’AAB, scrive che senza la bellezza dell’arte il mondo sprofonderebbe nella disperazione. È una riflessione di Paolo VI che sta al centro del suo messaggio agli artisti alla chiusura del Concilio Vaticano II, pronunciato nel dicembre del 1965. Beppe allora aveva trent’anni. Per lui quella frase è stata un mantra, una guida, un punto di riferimento. Ed è la chiave per capire l’arte di Beppe Gallizioli: un’arte che crea bellezza. Un’arte che conosce ma supera la disperazione. Un’arte che dà speranza. Fare visita a Beppe nel suo studio è un’esperienza magica, un rito consolatorio, un’immersione in un tempo “altro”.
L’eternità – scrive Tino Bino – non è il tempo illimitato, la pretesa di prolungare la vita all’infinito; l’eternità è l’istante pieno di senso, carico di significato. Che allegria e che meraviglia questi “giardini celesti” che Giuseppe Gallizioli offre agli amici come sogni dell’infanzia, respiri dell’adolescenza, stagioni del cuore, il risveglio dei sentimenti, un frammento estasiato di eternità. Questi “giardini” così pieni, così gremiti, questi campi di farfalle, queste erbe profumate, diventano una polifonia di sensi, una leopardiana “primavera d’intorno”. Sono suggestioni, epifanie, l’incontro con qualche cosa che credevamo perduta. Le pennellate diventano ideogrammi simili a giardini giapponesi dove erbe, fiori, animali, sono coniugati in un linguaggio che fa diventare significante la natura.
Questa mostra all’AAB, alla cui vita istituzionale Gallizioli contribuisce da molti anni, voleva essere l’omaggio dell’Associazione al suo itinerario artistico. Alla fine si rivela un nuovo dono di Beppe alla città. Forse è fra le tappe più affascinanti del suo lungo pellegrinare nel mondo della cultura e dell’arte.