Biografia
Marco Pedrali non ama definirsi artista. All’altisonante appellativo preferisce un più concreto ceramista e artigiano scultore. Nato a Palazzolo sull’Oglio, figlio di Mario Pedrali – rinomato e longevo gallerista che ci ha lasciati poco prima dello scorso Natale – Marco trova nella manipolazione della plastilina un gioco d’infanzia che precorre il lavoro al centro della sua vita adulta. «Il medico ad un certo punto mi aveva persino interdetto l’uso di quel materiale plastico perché le sostanze tossiche che conteneva a quel tempo avevano escoriato i palmi delle mie mani».
Una vocazione materica
La scelta della scuola superiore pare un percorso obbligato e Marco frequenta il Liceo Artistico di Bergamo per poi imbarcarsi in un periodo di formazione nell’artigianato che lo porterà in giro per l’Italia e l’Europa. «A Urbino imparai la calcografia (sistema di stampa ad incisione su lastre di rame o zinco, Ndr). Cercai di carpire i segreti di bottega di diversi artigiani in Piemonte e nel Grossetano. Poi tornai alla manipolazione come facevo da piccolo, sostituendo la plastilina con la ceramica. Comprai subito un forno e dal 1982 cominciai a lavorare».
L’argilla non è l’unica materia usata dal ceramista: nello spazio espositivo e negozio in via Carvasaglio a Palazzolo si trovano opere plasmate ed integrate con i prediletti materiali poveri e di riciclo, come pezzi di legno salvati da un ruscello di montagna, una porta, del vetro ed una vecchia macchina per cucire Singer. Una produzione eclettica che spesso parte dalla natura ed arriva all’artefatto passando per l’astrazione e che trasmette significato attraverso segni e messaggi non verbali. «Il ceramista è un artigiano totale. Siamo chimici perché conosciamo il nostro materiale; creativi, un po’ alchimisti e pittori. La meraviglia di aprire il forno senza poter sapere a priori cosa ci offrirà mi provoca ancora oggi una certa trepidazione». Viaggiatore curioso, rielabora l’amata natura dell’Amazzonia, il nord d’Africa che ha più volte visitato – «quel presepe che è San’a’, la capitale dello Yemen» – e gli oggetti d’artigianato locale che porta a casa e nella sua bottega laboratorio in vicolo Tezze: un piccolo borgo di Palazzolo che vale la pena visitare anche solo per il rimando a quelli toscani.
Il passaggio del testimone
La ceramica è di tutti: dei suoi giovani studenti in età scolare, degli allievi adulti che frequentano i suoi corsi serali e che traggono sollievo dopo un’intensa giornata dal manipolare l’argilla, degli utenti di diverse comunità riabilitative del circondario dove i progetti seguiti dallo scultore assumono un valore altamente terapeutico. E Marco Pedrali è molte cose: sicuramente un artigiano nel senso etimologico del termine di colui che esercita un’arte, senza necessariamente porsi il problema di un confine o di una differenza tra arte e artigianato. Con un’eccezione: «Il mio pezzo unico: mio figlio».